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LA CITTA’ SMARRITA NELLA NEVE – un racconto neorealista

Quel mattino lo svegliò il silenzio. Marco si tirò su dal letto col senso di qualcosa di strano nell’aria.  Apri la finestra: la città non c’era più,era stata sostituita da un foglio bianco.

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” La neve! ” gridò Marco.

Andò a scuola  a piedi; i tram erano fermi per la neve. Nelle vie, ogni differenza tra marciapiedi e carreggiata era scomparsa, le macchine non potevano passare, e Marco, anche se ad ogni passo affondava fino a mezza gamba nella neve , era diventato padrone di camminare in mezzo alla strada, di calpestare le aiuole, d’attraversare fuori delle linee prescritte, di avanzare a zig–zag.

La città nascosta sotto quel mantello chissà se era sempre la stessa o se nella notte l’avevano cambiata con un’altra. Chissà se sotto quei monticelli bianchi c’erano ancora le pompe della benzina, le edicole, le fermate dei tram.

Marco camminando sognava di perdersi in una città diversa: invece i suoi passi lo riportavano proprio alla scuola di tutti i giorni, il ragazzino si  stupì di ritrovarsi tra quelle mura sempre uguali, come se il cambiamento che aveva annullato il mondo di fuori avesse risparmiato solo la sua scuola.

Lì ad aspettarlo, c’era il bidello, un anziano signore che era lì davanti all’entrata con una pala in mano e appena vide marcovaldo gli disse:  “Davanti alla scuola la spalatura del marciapiede spetta a me. A sono cosi vecchio e stanco di spalare”.  Marco, che aveva un cuore grande, imbracciò la pala e iniziò a spalare insieme a lui.

Marco sentiva la neve come amica, come un elemento che annullava la gabbia di muri in cui era imprigionata la sua vita. E di gran lena si diede al lavoro, facendo volare gran palate di neve dal marciapiede al centro della strada.

E mentre Marco spalava il marciapiede, il bidello  spalava la strada. Ma ad un tratto l’anziano signore si volta e cosa vide? Il tratto di strada che aveva appena pulito era di nuovo ricoperto di neve.

Gli prese quasi un accidente. puntò la palaverso Marco e disse: “Ehi! Ma che fai tiri la neve sulla mia parte di strada?”.

“Si, ma io devo spalare il marciapiede! Dove la metto la neve?”, rispose Marco.

Il bidello gli insegnò ad ammucchiare la neve sul bordo e Marcovaldo gli ripulì tutto il suo tratto. Dopo due ore di lavoro, i due, soddisfatti, si sedettero per godersi il meritato riposo.

Bobcat_accessori_bobcat_62_11232009_163249[1]Ad un tratto un enorme auto spazzaneve percorse la via sollevando due grandi onde bianche che ricadevano ai lati. Quando i due alzarono lo sguardo, tutto il tratto che avevano pulito era di nuovo ricoperto di neve.

Era tardi e Marco decise di tornare a casa per pranzo. Voltato l’angolo vide dei ragazzini in cortile che stavano facendo un enorme pupazzo di neve.

“Gli manca il naso!” – disse uno di loro.

“Cosa ci mettiamo? Una carota!” – e corsero nelle rispettive cucine a cercare tra gli ortaggi.

Marco contemplava l’uomo di neve. Assorto nelle sue meditazioni, non s’accorse che dal tetto due uomini gridavano:

“Ehi,togliti!” – Erano quelli che lanciavano la neve dai tetti delle case. E tutt’a un tratto, un carico di neve di tre quintali gli piombò proprio addosso.

I bambini tornarono col loro bottino di carote. – “Oh! Hanno fatto un altro uomo di neve!”.

In mezzo al cortile c’erano due pupazzi identici, vicini.

“Mettiamogli il naso a tutti e due!” – e affondarono due carote nelle teste dei due uomini di neve.

Marco, sentì, attraverso l’involucro in cui era sepolto e congelato, arrivargli del cibo. E masticò.

” Mammamia! La carota è sparita!” – I bambini erano molto spaventati.

II più coraggioso non si perse d’animo. Aveva un naso di ricambio: un peperone; e lo applicò all’uomo di neve. L’uomo di neve ingoiò anche quello. Allora provarono a mettergli per naso un pezzo di carbone, di quelli a bacchettina. Marco lo sputò via con tutte le sue forze. – “Aiuto! È vivo! È vivo!”– I ragazzi scapparono.

In un angolo del cortile c’era una grata da cui usciva una nube di calore. Marco, con pesante passo d’uomo di neve, si andò a mettere lì. La neve si sciolse  e Marco riapparve con il naso tutto rosso e intasato dal raffreddore.

imagesCAOXBL09Tutt’a un tratto Marco fece lo starnuto più forte della sua vita. Uno starnuto più forte dell’esplosione di una bomba. Per lo spostamento d’aria, Marco fu sbatacchiato contro il muro. Lo stranuto aveva creato una vera e propria tromba d’aria. Tutta la neve del cortile si sollevò, vortice come in una tormenta, e fu risucchiata in su, polverizzandosi nel cielo.

Quando Marco riapri gli occhi , il cortile era completamente sgombro, senza neppure un fiocco di neve. E agli occhi di Marco si ripresentò il cortile di sempre, i grigi muri, le casse del magazzino, le cose di tutti i giorni.

(ispirato ad una novella di Italo Calvino)

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